Clustering
Il clustering è una tecnica di apprendimento automatico non supervisionato che raggruppa insieme punti dati simili, consentendo l’analisi esplorativa dei dati s...
Il Clustering K-Means è un algoritmo efficiente per raggruppare dati in cluster basati sulla similarità, ampiamente utilizzato per la segmentazione clienti, l’analisi delle immagini e il rilevamento delle anomalie.
Il Clustering K-Means è un popolare algoritmo di apprendimento automatico non supervisionato utilizzato per suddividere un dataset in un numero predefinito di cluster distinti e non sovrapposti. L’algoritmo funziona cercando di minimizzare la somma delle distanze quadratiche tra i punti dati e i rispettivi centroidi del cluster, che rappresentano la posizione media di tutti i punti nel cluster. Questa tecnica è particolarmente utile per identificare pattern o raggruppamenti naturali nei dati senza la necessità di risultati etichettati.
Il Clustering K-Means si basa sull’idea di raggruppare i punti dati in base alle loro somiglianze. Ogni cluster è rappresentato da un centroide, che è la media di tutti i punti dati nel cluster. L’obiettivo è trovare le posizioni ottimali dei centroidi che minimizzano la variabilità all’interno di ciascun cluster massimizzando la distanza tra cluster differenti.
Questo processo iterativo mira a minimizzare la Somma degli Errori Quadratici (SSE), ovvero la distanza totale di ciascun punto dal proprio centroide assegnato. Riducendo la SSE, il K-Means assicura che i cluster siano il più compatti e separati possibile.
L’obiettivo principale del Clustering K-Means è suddividere il dataset in K cluster in modo tale che la similarità intra-cluster sia massimizzata (i punti dati nello stesso cluster sono il più vicini possibile) e la similarità inter-cluster sia minimizzata (i cluster sono il più distinti possibile). Questo si ottiene minimizzando la somma delle distanze quadratiche da ogni punto dati al rispettivo centroide del cluster.
L’algoritmo cerca di trovare la suddivisione ottimale che porti a cluster sia coesi che separati, facilitando così l’interpretazione della struttura sottostante dei dati.
Il Clustering K-Means è ampiamente applicabile in diversi ambiti, tra cui:
La selezione del numero ottimale di cluster è cruciale per un clustering efficace. I metodi comuni includono:
La scelta di K può influenzare notevolmente i risultati del clustering e viene spesso determinata dalle esigenze specifiche dell’applicazione e dalla natura del dataset.
L’algoritmo K-Means può essere implementato con linguaggi di programmazione e librerie popolari, come scikit-learn
di Python. Una tipica implementazione prevede il caricamento di un dataset, l’inizializzazione dei centroidi, l’iterazione tra assegnazioni e aggiornamenti, e infine la valutazione dei risultati.
import pandas as pd
from sklearn.cluster import KMeans
import matplotlib.pyplot as plt
# Carica il dataset
customer_data = pd.read_csv('customer_data.csv')
# Seleziona le caratteristiche per il clustering
X = customer_data[['Annual Income', 'Spending Score']]
# Applica il Clustering K-Means
kmeans = KMeans(n_clusters=3, init='k-means++', max_iter=300, n_init=10, random_state=0)
kmeans.fit(X)
# Visualizza i cluster
plt.scatter(X['Annual Income'], X['Spending Score'], c=kmeans.labels_, cmap='viridis')
plt.scatter(kmeans.cluster_centers_[:, 0], kmeans.cluster_centers_[:, 1], s=300, c='red')
plt.title('Segmenti di Clienti')
plt.xlabel('Annual Income')
plt.ylabel('Spending Score')
plt.show()
Questo esempio mostra come implementare il K-Means per la segmentazione dei clienti. Raggruppando i clienti in base al reddito e al punteggio di spesa, le aziende possono comprendere meglio i comportamenti dei clienti e adattare le loro strategie.
Il Clustering K-Means è un metodo ampiamente utilizzato nell’analisi dei dati e nell’apprendimento automatico non supervisionato per suddividere un dataset in cluster distinti. L’algoritmo mira a minimizzare la varianza all’interno di ciascun cluster assegnando iterativamente i punti dati ai centroidi più vicini e aggiornando i centroidi in base alle assegnazioni correnti. Ecco alcuni studi degni di nota che esplorano vari aspetti del Clustering K-Means:
An Implementation of the Relational K-Means Algorithm (Pubblicato: 2013-04-25) di Balázs Szalkai presenta un’implementazione in C# di una variante generalizzata nota come relational k-means. Questo approccio estende il metodo k-means tradizionale a spazi non euclidei consentendo che l’input sia una matrice di distanze arbitraria, invece di richiedere che gli oggetti siano rappresentati come vettori. Questa generalizzazione amplia l’applicabilità del k-means a una gamma più ampia di strutture dati. Link al paper
Deep Clustering with Concrete K-Means (Pubblicato: 2019-10-17) di Boyan Gao et al. affronta l’integrazione dell’apprendimento delle caratteristiche e del clustering in modo non supervisionato. L’articolo propone un nuovo approccio che ottimizza l’obiettivo k-means utilizzando un gradient-estimator tramite il trucco di riparametrizzazione Gumbel-Softmax, consentendo l’addestramento end-to-end senza ottimizzazione alternata. Questo metodo mostra prestazioni migliorate rispetto alle strategie tradizionali su benchmark standard di clustering. Link al paper
Fuzzy K-Means Clustering without Cluster Centroids (Pubblicato: 2024-04-07) di Han Lu et al. introduce un nuovo algoritmo fuzzy k-means che non si basa su centroidi di cluster predefiniti, affrontando la sensibilità alla selezione iniziale dei centroidi e al rumore. L’approccio calcola matrici di appartenenza utilizzando il calcolo della matrice delle distanze, migliorando flessibilità e robustezza. Vengono stabiliti collegamenti teorici con le tecniche fuzzy k-means esistenti, e esperimenti su dati reali dimostrano l’efficacia dell’algoritmo. Link al paper
Il Clustering K-Means è un algoritmo di apprendimento automatico non supervisionato che suddivide un dataset in un numero specificato di cluster minimizzando la somma delle distanze quadratiche tra i punti dati e i rispettivi centroidi del cluster.
Il Clustering K-Means funziona inizializzando i centroidi dei cluster, assegnando ogni punto dati al centroide più vicino, aggiornando i centroidi in base ai punti assegnati e ripetendo questi passaggi finché i centroidi non si stabilizzano.
Le applicazioni comuni includono la segmentazione clienti, la segmentazione di immagini, il clustering di documenti e il rilevamento di anomalie in ambiti come marketing, sanità e sicurezza.
Il numero ottimale di cluster può essere selezionato utilizzando tecniche come il Metodo del Gomito o lo Score Silhouette, che aiutano a bilanciare la compattezza interna dei cluster e la separazione tra cluster.
I vantaggi includono semplicità, efficienza e scalabilità. Le sfide riguardano la sensibilità ai centroidi iniziali, la necessità di specificare il numero di cluster e la suscettibilità agli outlier.
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